“Ora misure alternative”. Società civile in pressing

di Antonio Averaimo, Avvenire, 7 luglio 2021

Al carcere di Santa Maria Capua Vetere sono arrivati gli ispettori ministeriali. La ministra della Giustizia, Marta Cartabia, li ha incaricati di far luce sulle responsabilità nella catena di comando del penitenziario casertano il 6 aprile 2020, giorno della perquisizione straordinaria degenerata in violenza di massa ai danni detenuti del reparto Nilo, per cui sono indagati 120 tra agenti della polizia penitenziaria e funzionari.

La direttrice del carcere, Elisabetta Palmieri, quel giorno era assente per malattia. Al suo posto c’era la reggente, Maria Parenti. Secondo la procura di Santa Maria Capua Vetere, fu il provveditore alle carceri della Campania, Antonio Fullone, a dare l’ordine agli agenti che si sarebbero poi macchiati del pestaggio testimoniato dalle immagini dell’impianto di videosorveglianza del carcere.

Gli ispettori ascolteranno le testimonianze dei funzionari in servizio presso il penitenziario. Cartabia ha chiesto “una verifica a più ampio raggio, in sinergia con il capo del Dap, con il Garante nazionale dei detenuti e con tutte le articolazioni istituzionali, specie dopo quest’ultimo difficilissimo anno, vissuto negli istituti penitenziari con un altissimo livello di tensione”. Ieri intanto si è registrata la prima scarcerazione concessa dal gip Sergio Enea che ha accolto l’istanza presentata dall’avvocato Rossana Ferraro, legale dell’agente Angelo Bruno, 55 anni, per il quale lo scorso 28 giugno era stato disposto il carcere.

Il giudice ha attenuato la misura cautelare e emesso un obbligo di dimora dopo l’analisi della documentazione che ne ha attestato problemi di salute, che hanno spinto l’amministrazione penitenziaria a riformare il poliziotto nel marzo scorso; per questo motivo è venuta meno l’esigenza cautelare di reiterazione del reato che aveva spinto il Gip a disporre la carcerazione preventiva per l’agente. Il Garante dei detenuti della Campania, Samuele Ciambriello – dalla cui denuncia è partita l’inchiesta sulle violenze subite dai detenuti del carcere di Santa Maria -, chiede intanto “indulto e amnistia per porre un argine al caos che regna nelle carceri italiane. Il carcere italiano è ufficialmente fallito.

Tra l’altro, i fatti di Santa Maria non sono isolati. Ci sono almeno altre sei inchieste portate avanti da altre procure. C’è una situazione ingovernabile che va sanata con provvedimenti straordinari. A livello strutturale, va poi ripensata la pena. Bisogna ampliare l’accesso alle misure alternative al carcere, che abbassano le percentuali di recidiva a livelli minimi e consentono tra l’altro allo Stato di risparmiare anche dei soldi”. Ciambriello ricorda “l’impegno profetico della Chiesa campana, che in tempi non sospetti ha dato vita a diverse esperienze del genere nell’ambito di una pastorale carceraria estremamente efficace. La strada da percorrere è questa, respingendo le lusinghe dei forcaioli e superando l’immobilismo della politica su questi temi”.

Ieri, il sindacato di polizia penitenziaria S.PP. ha chiesto al presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca, la revoca dell’incarico di Garante regionale dei detenuti allo stesso Ciambriello. Per il segretario del S.PP., Aldo Di Giacomo, “le affermazioni di Ciambriello, per il quale sui fatti di Santa Maria Capua Vetere ci sarebbero “immagini più raccapriccianti” (Di Giacomo fa riferimento a quanto dichiarato dal Garante l’altro giorno nel corso di una conferenza stampa, ndr) sono di una gravità assoluta e alimentano il clima d’odio nei confronti del personale di polizia penitenziaria e di destabilizzazione del Corpo. Ci vediamo pertanto costretti a chiedere al presidente De Luca la revoca e la sostituzione del Garante”.

A testimonianza di un livello di tensione ancora alto, è apparso all’esterno del carcere femminile di Pozzuoli, nel Napoletano, l’ennesimo striscione contro la polizia penitenziaria. Le detenute definiscono il carcere “tortura” e ne chiedono l’abolizione. Si tratta del quarto caso in pochi giorni, dopo quello di Roma e i due di Cagliari. Episodi che hanno spinto il provveditore reggente alle carceri della Campania, Carmelo Cantone, a consigliare agli agenti di recarsi in servizio in abiti civili.

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