Qualche valutazione sugli effetti delle misure di contenimento del Covid-19 sulle presenze in carcere

Aggiornamento statistico a cura di Lorenzo Fanoli, 28 luglio 2021

La riduzione del numero dei detenuti abbastanza consistente tra le fine del 2019 e i diciotto mesi successivi, si è verificata per effetto congiunto del forte decremento degli ingressi in carcere (-24%) e la crescita (meno intensa) del numero dei soggetti sottoposti a misure alternative.

Infine i numeri dei detenuti condannati per reati di associazione mafiosa sono sostanzialmente immutati nonostante un calo complessivo della popolazione detenuta dell’11,7%.

La diffusione da parte dell’Amministrazione penitenziaria dei dati sul numero di nuovi ingressi in carcere nel primo semestre 2021 e sulle caratteristiche e le dimensioni della popolazione detenuta in Italia, articolate secondo la durata della pena inflitta e della pena residua possono essere utili, tra le altre cose, per formulare alcune ipotesi su come hanno inciso gli effetti della Pandemia e delle misure per il suo contenimento sulle dimensioni e la composizione della popolazione detenuta in Italia.

Innanzitutto bisogna considerare che, complessivamente i detenuti presenti tra il 31.12.2019 e il 30.06.2021 si sono ridotti di 7.132 unità (la variazione percentuale è stata del – 11,3%).

Provando a capire quali sono stati i fattori di questa riduzione il primo dato significativo riguarda la notevole riduzione degli ingressi semestrali in carcere che nel primo semestre del 2021 sono stati 7.132 in meno rispetto a quelli che si erano verificati nel secondo semestre 2019 quando ancora non era scoppiata la pandemia (la variazione percentuale è del -24,6%).

Inoltre, confrontando il numero di persone sottoposte a misure alternative alla detenzione alla data del 15 dicembre 2019 da un lato e al 15 giugno 2021 dall’altro, si ottiene un saldo positivo di 1.366: si tratta di un valore molto vicino alla differenza tra numero di detenuti in meno presenti negli istituti di pena e minori ingressi in carcere.

Quindi si può azzardare l’ipotesi che il fenomeno che ha inciso in maniera prevalente sul contenimento della popolazione detenuta sia stata la riduzione dei reati, commessi, denunciati, sanzionati e la conseguente riduzione degli ingressi in carcere.: l’incremento delle misure alternative (nell’ordine del +4%) pur avendo contribuito non può essere considerato il fattore determinante.

Un altro elemento interessante riguarda la composizione dei detenuti per posizione giuridica e durata della pena comminata e residua.

I detenuti in attesa di giudizio sono complessivamente il 31%, ripartiti tra chi è in attesa del primo giudizio (16%) e chi, avendo già subìto condanne in primo e/o secondo grado, è in attesa del verdetto definitivo (15%). Il loro numero tra la fine del 2019 e il giugno 2021 si è ridotto complessivamente di 2.804 unità (-15%).

Per quanto riguarda i detenuti con residuo di pena inferiore ai due anni sempre tra la fine del 2019 e il 30 giugno 2021 la riduzione è stata di 3.166 detenuti (il 19%). I presenti con pena inflitta inferiore ai due anni sono passati da 4.838 a 3.418: si tratta della riduzione più consistente in termini percentuali (del 29%).

Sono invece sostanzialmente stabili i numeri dei detenuti con pene superiori ai due anni, sia da scontare che inflitte. I primi si sono ridotti del 5% e i secondi dell’8%.

Quindi, sostanzialmente, gli eventi che si sono susseguiti nel corso dei diciotto mesi appena trascorsi hanno determinato una riduzione della popolazione detenuta soprattutto per effetto della minore mobilità delle persone negli spazi urbani che si è anche sostanziata in una minore intensità dell’attività illegale determinando minori ingressi in carcere. Quanto alle misure governative per favorire l’accesso a misure alternative l’effetto maggiore ha riguardato prevalentemente i detenuti con pene, inflitte o residue, inferiori ai due anni mentre ha inciso in maniera marginale per i detenuti con pene da scontare più consistenti.

Infine un’ulteriore interessante valutazione che si può fare riguarda le variazioni nel numero di detenuti con condanna definitiva per tipologia di reato commesso.

Sicuramente dal punto di vista della comunicazione pubblica il valore più importante è quello relativo alla variazione del numero di persone condannate per i reati di associazione mafiosa: la riduzione che si è verificata è stata dell’1% a fronte di un contenimento complessivo della popolazione detenuta dell’11,1%. Questo dato dovrebbe da solo sgomberare il campo dalle polemiche che si sono a più riprese succedute sulla “liberazione di boss e capomafia” che sarebbero state determinate dalle misure adottate del Governo.

Le riduzioni maggiori in valori assoluti dei detenuti si sono verificate per coloro che hanno commesso reati contro il patrimonio e contro la persona (ma con variazioni percentuali inferiori alla media di riduzione del numero totale di detenuti).

Inoltre, se si analizzano i dati guardando più specificamente le variazioni percentuali risulta evidente che le maggiori contrazioni si sono verificate nel numero di presenti condannati per reati relativi al testo unico sull’immigrazione e alla prostituzione. Anche in questi due casi si tratta di un effetto determinato dalla minore mobilità delle persone piuttosto che da specifiche misure normative.

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