La pandemia di Covid-19 e il carcere

di Ilaria Boiano, Università di Roma Tre

La pandemia di Covid-19 e le misure di contenimento adottate hanno un forte impatto sulla vita della popolazione ristretta e hanno determinato anche forme di restrizione ulteriore della libertà personale, si pensi alle situazioni di quarantena, oggetto di monitoraggio da parte degli organismi sovranazionali e nazionali di garanzia delle persone private della libertà personale.

Con riguardo alla diffusione della malattia, il monitoraggio della positività all’interno degli istituti di pena è settimanale.

I dati raccolti e le vicende documentate a partire dal marzo 2020 parlano di una situazione molto delicata e di una gestione problematica che ha visto anche rivolte dei detenuti negli istituti sul territorio nazionale, motivate dalla concreta paura della diffusione di contagio per inadeguatezza delle misure di protezione e prevenzione adottate e per le restrizioni ulteriori imposte, come per esempio la sospensione delle visite dall’esterno.

Il CPT, a seguito delle misure adottate nei vari paesi, ha ricordato alle autorità statali la natura assoluta della proibizione di ogni tortura e di trattamenti inumani e degradanti, evidenziando che tutte le misure, anche quelle protettive, non devono mai risultare in un trattamento inumano e degradante delle persone private della loro libertà, indicando nel marzo 2020 una serie di principi inderogabili da parte delle autorità responsabili per le persone private della libertà personale, poi integrati nel luglio 2020.

Il principio base è che si devono adottare tutte le misure necessarie per proteggere la salute e la sicurezza di tutte le persone private della loro libertà personale così come degli operatori impegnati nelle istituzioni.

Il CPT raccomanda l’aumento del personale impiegato nelle strutture, garantendone una formazione adeguata alle circostanze, di regolare giuridicamente ogni misura di sicurezza adottata, che dovrà essere necessariamente proporzionata e rispettosa della dignità umana e di natura temporanea.

Le persone destinatarie di queste misure devono ricevere sempre un’informazione completa in una lingua comprensibile e devono beneficiarie massimamente dell’accesso a misure alternative alla privazione della libertà personale con specifica attenzione ai bisogni dei detenuti con particolare riguardo ai gruppi vulnerabili o i gruppi a rischio come le persone anziane e le persone con malattie pregresse.

Se il CPT ritiene legittimo e ragionevole sospendere le attività non essenziali, tuttavia raccomanda il pieno rispetto dei diritti fondamentali delle persone detenute durante la pandemia e ciò include in particolare il diritto a mantenere un’adeguata igiene e personale con l’accesso ad acqua calda e sapone il diritto al quotidiano accesso alla all’aria aperta almeno per un’ora al giorno. Inoltre, ogni restrizione di contatto con il mondo esterno incluse le visite devono essere compensate da un incremento dell’accesso a mezzi alternativi di comunicazione. In caso di isolamento o collocamento in quarantena di un detenuto che è infetto o sospetto di essere stato infetto dal virus la persona deve essere assicurata di un contatto umano significativo ogni giorno.

Deve essere garantito l’accesso al difensore, al personale sanitario e gli organismi nazionali di garanzia devono poter accedere a tutti i luoghi di privazione della libertà inclusi i posti dove le persone sono tenute in quarantena.

Durante l’emergenza sanitaria, le persone detenute sono da ritenersi secondo il Comitato nazionale di bioetica un gruppo “ad alta vulnerabilità bio-psico-sociale”, cui va riconosciuto il diritto alle pari opportunità nella tutela della salute. Tuttavia, questo diritto “entra in contraddizione con la condizione stessa di privazione della libertà” e tale contraddizione chiama a un impegno delle istituzioni, che va rafforzato in questa emergenza.

Misura specifica che dall’Ufficio del Garante nazionale delle persone detenute e private della libertà personale al Garante dei detenuti della Regione Lazio è stata richiesta a gran voce è l’avvio prioritario e tempestivo della campagna vaccinale per le persone detenute e il personale impiegato nelle strutture penitenziarie.

La richiesta, sostenuta anche in sede parlamentare dalla senatrice Liliana Segre il 17 dicembre 2020, è stata ripetutamente portata all’attenzione del Ministero della salute e al Ministero della Giustizia con il sostegno della società civile che ha avviato anche una raccolta firme.

Foto di Anna Shvets da Pexels

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