Regioni in difficoltà anche sui vaccini per chi sta in carcere

di Giulia Merlo, Il Domani, 14 aprile 2021

Il numero complessivo di vaccinati tra i detenuti è di 6.356 persone su più di 52mila. I vaccini procedono a ritmi diversi in ogni regione e questo vale anche per le carceri, dove il numero dei contagiati rimane costante: 823 detenuti e 683 agenti, stando agli ultimi dati pubblicati dal ministero della Giustizia.

Secondo le denunce dei garanti territoriali, situazioni critiche si registrano nel Lazio e in Veneto. A Roma, in particolare nell’ala femminile del carcere di Rebibbia, il garante dei detenuti regionale Stefano Anastasia ha segnalato la presenza di 70 recluse risultate positive, in aumento rispetto alla settimana scorsa. A Padova, invece, la Camera penale si è rivolta alla magistratura di sorveglianza perché conceda maggiori misure alternative alla detenzione, a fronte di un aumento dei contagi passato da 69 a 97 detenuti in soli 3 giorni.

La campagna vaccinale – A fronte di una situazione di contagi in aumento continuo, anche se molti dei malati sono asintomatici, le vaccinazioni proseguono a macchia di leopardo e in modo differenziato da regione a regione. I dati dei singoli istituti penitenziari non sono disponibili. Esiste solo un dato complessivo nazionale fornito dal ministero. “Le regioni procedono in ordine sparso, occorre maggior coordinamento centrale – ha detto il Garante nazionale dei detenuti, Mauro Palma – va meglio tra gli agenti, secondo i sindacati la campagna procede a buon ritmo”.

Attualmente, il numero di vaccinati totali tra i detenuti è di 6.356 persone su una popolazione carceraria di 52.207 unità, in sovraffollamento rispetto al numero massimo di posti disponibili, che si aggira intorno ai 48mila ed è stato calcolato prima della pandemia, dunque non tiene conto della necessità di distanziamento sociale.

Tra le guardie carcerarie, invece, quelli che il ministero considera “avviati alla vaccinazione” sono 15.155 su un numero complessivo di circa 37mila agenti. Tra il personale amministrativo penitenziario, infine, gli avviati alla vaccinazione sono 1.557 su un totale di 4mila dipendenti. I vaccini in carcere sono iniziati la prima settimana di marzo, in particolare in Veneto e Lombardia. Nel Lazio invece proprio l’incremento dei vaccini ai detenuti è stato oggetto di polemica nei giorni scorsi da parte di Matteo Salvini.

L’assessore alla Salute regionale, Alessio D’Amato, ha fatto sapere che 10mila dei 18mila vaccini Johnson & Johnson in arrivo nel Lazio verranno destinati agli istituti penitenziari, dove saranno disponibili a partire dal 19 aprile (ma attualmente l’azienda ha rinviato la distribuzione in Europa dopo la decisione degli Stati Uniti che ne hanno sospeso la somministrazione in via precauzionale). La scelta di destinare una quota di vaccini a detenuti e personale penitenziario, ha detto D’Amato, è stata presa per “evitare rivolte, faremo tutto nel giro di tre giorni”.

La scelta di alcune regioni di destinare le dosi alle carceri rischia di contraddire l’ordinanza del generale Francesco Paolo Figliuolo, che dà priorità a ultraottantenni e persone fragili e non fa alcuna divisione per categorie.

Anche se detenuti e personale carcerario potrebbero rientrare laddove si dice che “a seguire, sono vaccinate le altre categorie considerate prioritarie dal Piano nazionale, parallelamente alle fasce anagrafiche”, visto che tra le categorie prioritarie c’è anche chi risiede in “luoghi di comunità”. Anche dal ministero della Giustizia di Marta Cartabia sono arrivate rassicurazioni: in colloqui informali con il commissario si sarebbe concordato sulla necessità di procedere con i vaccini, per evitare focolai e nuove tensioni, come quelle che nel marzo dello scorso anno hanno scatenato le rivolte.

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