Raggiunto l’accordo sulla presunzione innocenza

di Liana Milella, La Repubblica, 28 marzo 2021

La ministra Cartabia: “Una pagina molto bella per la giustizia”. La Guardasigilli soddisfatta per lo sblocco della trattativa tra i partiti. La direttiva europea del 2016 entrerà a pieno titolo nella legislazione italiana. “È una pagina molto bella. Un accordo su un principio fondamentale. Un mattone della costruzione che stiamo per disegnare insieme.

Un momento da ricordare come metodo”. Con queste parole la Guardasigilli Marta Cartabia chiude la call che sblocca, in poco più di mezz’ora, il braccio di ferro sulla presunzione di innocenza. La direttiva europea del 2016 entrerà a pieno titolo nella legislazione italiana. Anche M5S, che si era sempre dichiarato contrario, ha accettato l’ingresso del principio che era condiviso invece da tutti gli altri partiti della maggioranza.

Soddisfatto Enrico Costa che per primo, a novembre scorso, aveva proposto l’emendamento in commissione Giustizia, che però era stato respinto con una votazione finita 23 a 23 in cui quello del presidente di M5S Mario Perantoni era stato determinante per il no. Stesso atteggiamento di soddisfazione per Lucia Annibali di Italia viva che aveva anche presentato un proprio progetto di legge. L’emendamento che sarà approvato rispecchierà quelli presentati finora da Costa, Annibali, Pierluigi Zanettin di Forza Italia. Ne proporrà uno anche Alfredo Bazoli del Pd. Dello stesso tenore delle parole di Cartabia, quelle dei sottosegretari Francesco Paolo Sisto di Fi e di Anna Macina di M5S.

La direttiva europea, nel suo punto chiave, scrive che: “La presunzione d’innocenza sarebbe violata se dichiarazioni pubbliche rilasciate da autorità pubbliche o decisioni giudiziarie diverse da quelle sulla colpevolezza presentassero l’indagato o imputato come colpevole fino a quando la sua colpevolezza non sia stata legalmente provata. Tali dichiarazioni o decisioni giudiziarie non dovrebbero rispecchiare l’idea che una persona sia colpevole. Ciò dovrebbe lasciare impregiudicati gli atti della pubblica accusa che mirano a dimostrare la colpevolezza dell’indagato o imputato, come l’imputazione, nonché le decisioni giudiziarie in conseguenza delle quali decorrono gli effetti di una pena sospesa, purché siano rispettati i diritti della difesa”.

Appena martedì scorso, durante l’ultimo vertice organizzato dal ministro per i Rapporti con il Parlamento Federico D’Incà di M5S, sembrava proprio che le distanze politiche sull’inserimento del principio della presunzione d’innocenza fossero insuperabili. Soprattutto per il no netto proprio di M5S sull’ingresso, in questa legge, della direttiva europea, e per la stessa posizione di D’Incà, preoccupato che l’ulteriore passaggio al Senato della legge di delegazione europea ne rallentasse l’iter al punto da far rischiare all’Italia pesanti sanzioni Ue. Contro quel no, martedì erano insorti Costa di Azione, la renziana Maria Elena Boschi, il forzista Zanettin, nonché la Lega. La maggioranza così divisa rischiava pure un incidente in aula perché Fratelli d’Italia aveva annunciato a sua volta di voler presentare l’emendamento che avrebbe potuto essere votato da pezzi della maggioranza.

L’unico compromesso possibile, già martedì, era apparso quello di un emendamento “short”, di poche righe, che Costa, con Riccardo Magi di Più Europa aveva già presentato. Un testo che recita così: entra nella legislazione italiana “la direttiva Ue 2016/343 del Parlamento europeo e del Consiglio del 9 marzo 2016 sul rafforzamento di alcuni aspetti della presunzione di innocenza e del diritto di presenziare al processo nei procedimenti penali”.

Una soluzione, quella “secca”, depositata poi anche dalla renziana Annibali con il collega Catello Vitiello. Certo, per Costa e Magi che avevano proposto una serie di emendamenti ben più pesanti sulla impossibilità per i pm di dare un nome alle inchieste, di tenere conferenze stampa, di dare ai giornalisti l’ordinanza di custodia cautelare, di fornire materiale sull’inchiesta stessa, era una soluzione a ribasso. Ma comunque un passo avanti perché il principio della presunzione d’innocenza, per cui un indagato non può essere presentato come colpevole fino alla sentenza definitiva, faceva il suo ingresso ufficiale nelle leggi italiane. Dopo sei anni di attesa.

E siamo a oggi, alla call convocata alle 17 per affrontare il caso che rischiava di esplodere in aula da martedì, con la conseguenza di presentare una maggioranza spaccata sulla giustizia proprio alla vigilia di leggi importanti come il processo penale, quello civile, e la legge sul Csm e sull’ordinamento giudiziario su cui Cartabia sta lavorando agli emendamenti che presenterà per la fine di aprile.

L’unica soluzione, su cui anche chi non era d’accordo ha dovuto piegare la testa, è stata quella dell’emendamento “short”. Come dice Enrico Costa, che si intesta la “vittoria”, “un tema sollevato da Azione e da Più Europa trova la condivisione di tutte le forze politiche e si tratta di un passo avanti sulla strada dello Stato di diritto”. Soddisfatta anche Lucia Annibali, la responsabile Giustizia di Italia viva, che dice: “Sul tema della giustizia si ritorna a seguire il dettato costituzionale, un cambio di passo che ci soddisfa pienamente”.

A questo punto, a parte il ritrovato plauso di tutti i presenti, prima del voto in aula andrà trovato un testo di poche righe condiviso. Bazoli del Pd ha preannunciato un suo emendamento che va ad aggiungersi agli altri. Ma proprio quelle poche righe sono destinate a influire sulle prossime leggi sulla giustizia, dalla riforma penale a quella dell’ordinamento giudiziario. L’effetto sarà simile a quando, nel 1999, fu ampliato l’articolo 111 della Costituzione, considerato e citato come la Bibbia da tutti i garantisti.

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