Patrizio Gonnella: “Usiamo i soldi Ue per le assunzioni”

di Francesco Grignetti, La Stampa, 5 luglio 2021

Se è esploso lo scandalo di Santa Maria Capua Vetere, lo si deve a un esposto dell’associazione “Antigone”. “Abbiamo denunciato quanto accaduto durante la pandemia”, dice Patrizio Gonnella, presidente dell’associazione.

Gonnella, che cosa accade nelle nostre carceri?

“Dispiace dirlo, ma è in atto una regressione. Occorre fare un passo indietro: nel 2014, dopo che il nostro Paese fu condannato per comportamenti inumani dal tribunale europeo dei diritti dell’uomo, seguì una breve stagione di riforme. Ricordo l’istituzione del Garante per i diritti dei detenuti. Già nel 2018, però, con il governo giallo-verde, iniziava la stagione del “chiudiamoli in cella e gettiamo la chiave”. Così ricominciò l’affollamento carcerario. La pandemia, poi, è piombata sul carcere come un meteorite. Se non capivamo nulla noi che stavamo a casa, perennemente attaccati alla tv oppure a Internet, che potevano capire in carcere, dove l’informazione non arriva? Nessuno, peraltro, spiegò niente. Ne viene una miscela infernale. Cominciarono le proteste. Poi le rivolte. Seguirono le rappresaglie, durissime e senza pietà”.

Il Garante per i diritti dei detenuti, Mauro Palma, avverte che sta montando una cultura della sopraffazione…

“Guardi, è indispensabile tornare a un carcere aperto, dove possano entrare i volontari. Con le dovute cautele, chiaro. Invece c’è la tentazione di non aprire più i portoni”.

E ora?

“Siamo molto confidenti nella ministra Marta Cartabia. Speriamo che possa rivedere il Regolamento carcerario, che è del 2000, pensato in epoca pre-digitale, ormai superato. Faccio l’esempio delle telefonate: il nostro regolamento è forse il più severo d’Europa, appena 10 minuti di telefonata a settimana. Se potessi dare un suggerimento, direi: con il Recovery assumete tanti giovani laureati, 200 o 300 in un colpo, e mandateli come staff dei direttori, i quali sono disperatamente soli e pochi. Ci sono almeno 30 carceri dove addirittura il direttore è vacante. E poi servono interpreti, mediatori culturali, psicologi, educatori per affiancare la polizia penitenziaria e risolvere sul nascere i conflitti”.

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