Le nuove regole per un carcere moderno secondo Antigone

di Damiano Aliprandi, Il Dubbio, 21 luglio 2021

“È arrivato il momento che il governo approvi nuove regole che modernizzino la vita carceraria. Antigone a tal fine ha elaborato e proposto un nuovo regolamento penitenziario che prevede più possibilità di contatti telefonici e visivi, un maggiore uso delle tecnologie, un sistema disciplinare orientato al rispetto della dignità della persona, una riduzione dell’uso dell’isolamento, forme di prevenzione degli abusi, sorveglianza dinamica e molto altro”.

Queste le dichiarazioni di Patrizio Gonnella, presidente di Antigone, associazione che ad oltre 20 anni dall’approvazione del regolamento attualmente in vigore (avvenuta il 20 settembre del 2000) propone una riforma dello stesso che, affiancando la legge penitenziaria, può favorire un netto avanzamento della vita interna verso una pena costituzionalmente orientata.

“Con competenza e lungimiranza – prosegue il presidente di Antigone -, quel regolamento proponeva un’idea di detenzione fondata sul rispetto della dignità della persona e sul progressivo riavvicinamento alla società esterna – prosegue Gonnella. Una parte delle norme ha sicuramente contribuito ad elevare gli standard di detenzione nel nostro Paese; un’altra parte però necessita una rivisitazione alla luce dei tanti cambiamenti normativi sociali, culturali, legislativi, tecnologici intervenuti negli ultimi due decenni; infine una terza parte (quella che prevedeva interventi di tipo strutturale) richiede ancora piena attuazione”.

Infine Gonnella conclude: “Un nuovo regolamento, efficace e in linea con l’attualità dei tempi, significa garantire tanti diritti alle persone detenute: dal diritto alla salute, al diritto ai contatti con i propri affetti, ai diritti delle minoranze in carcere (stranieri, donne), ai diritti lavorativi, educativi, religiosi”.

Ma che cosa prevede la proposta di Antigone inviata al presidente del Consiglio Mario Draghi, alla ministra della Giustizia Marta Cartabia e ai parlamentari della commissione Giustizia di Camera e Senato? Partiamo dalla tutela della salute delle persone detenute. Secondo Antigone, la questione richiede una generale armonizzazione delle norme con la riforma della sanità penitenziaria (D. Lgs 22 giugno 1999, n. 230), la normativa sul superamento degli Opg (L. 81/ 2014), l’art. 11 Ord. Pen. – come riformato ex D. Lgs 2 ottobre 2018, n. 123. Si evidenzia in particolare la necessità di recuperare, almeno parzialmente, le proposte svolte sul diritto alla salute in carcere sia dagli Stati Generali dell’Esecuzione penale (Tavoli 10 e 11) sia dalla “Commissione per la riforma del sistema normativo delle misure di sicurezza personali e dell’assistenza sanitaria in ambito penitenziario”.

Tra i punti della questione sanitaria, c’è il trasferimento in luogo esterno di cura: secondo l’associazione va abrogato il riferimento al requisito dell'”estrema” urgenza ex art. 17 c. 8 Reg. Esec., riferendosi solamente all’ “urgenza”. Va poi previsto l’obbligo per il direttore dell’istituto, congiuntamente al responsabile sanitario, di segnalazione scritta all’Autorità giudiziaria competente (prevista dall’art. 11 c. 4 ord. pen) dei casi di persone detenute e internate patologiche per cui si ritengano inadeguati i servizi e le attrezzature sanitarie del carcere.

C’è anche la questione della salute mentale. Secondo Antigone, occorre istituire, per ogni istituto, un Tavolo permanente per la salute mentale composto dalle figure apicali dell’istituto, dai referenti sanitari, dai rappresentanti del Dipartimento per la salute mentale, dal Garante territoriale per le persone private della libertà, da una rappresentanza del volontariato penitenziario. Il Tavolo, presieduto dal direttore, si dovrà riunire con cadenza almeno mensile e dovrà verbalizzare tutte le sedute. Si occuperà di: monitorare le diagnosi psichiatriche, supervisionare la gestione degli eventi critici legati ad acuzie psichiatriche, stabilire la collocazione delle persone detenute e internate affinché siano garantite le migliori cure, valutare richieste di trasferimenti, organizzare gli aspetti gestionali dell’Articolazione per la salute mentale, se presente in istituto.

Norme a tutela delle detenute per evitare discriminazioni

Le donne sono una minoranza nelle carceri che sono già pensate al maschile, per questo va fatta una norma ad hoc per le detenute. Tra le varie proposte di riforma che Antigone ha trasmesso alla ministra della Giustizia Marta Cartabia, c’è anche quella riguardante le recluse. L’associazione Antigone sottolinea il fatto che il regolamento di esecuzione deve dettagliare le azioni positive che le autorità penitenziarie devono mettere in campo al fine di garantire i diritti delle donne detenute e internate e rimuovere ogni ostacolo che risulti in una discriminazione di fatto di tale minoranza.

In particolare, si legge nel documento inviato al governo, il regolamento deve espressamente favorire l’organizzazione di attività comuni tra uomini e donne in quegli istituti a prevalenza maschile che ospitano sezioni femminili, “così da scongiurare il pericolo di ozio forzato per le poche donne ristrette”. Inoltre, il regolamento deve imporre alle autorità penitenziarie la stipula di protocolli d’intesa con le altre autorità coinvolte nel percorso carcerario, primo tra tutti il Miur per quanto riguarda i corsi scolastici, al fine di organizzare in ogni ambito attività declinate per moduli brevi e compatibili con le pene ridotte che tendenzialmente caratterizzano la detenzione femminile.

Antigone evidenza che la considerazione della breve permanenza in carcere deve essere indotta anche presso le autorità sanitarie, che le autorità carcerarie devono sensibilizzare sia per quanto riguarda la prevenzione delle malattie tipicamente femminili – prevenzione per cui il periodo detentivo può costituire un’occasione sia per quanto riguarda la presa in carico psicologica che deve necessariamente trovare una continuità dopo il ritorno alla vita libera. Inoltre, sempre secondo Antigone, è necessario prevedere in ogni istituto penitenziario che ospita donne detenute e internate la possibilità di consultare uno sportello di orientamento al lavoro specializzato in mercato lavorativo femminile, di cui anche la formazione professionale deve tener conto.

“Le attività organizzate nelle carceri e sezioni femminili non devono avere un carattere stereotipato: il regolamento deve esplicitare che le donne hanno il diritto di partecipare alle medesime attività culturali, ricreative, sportive che vengono proposte agli uomini detenuti e internati”, si legge nel documento dove ci sono proposte per una riforma sostanziosa dell’esecuzione penale.

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