L’allarme di Cartabia e Palma: “Il sovraffollamento torna protagonista, siamo preoccupati”

di Liana Milella, La Repubblica, 22 giugno 2021

Alla Camera il Garante nazionale dei detenuti dice al governo che la pandemia è alle spalle, ma i problemi restano. Fico: “Il Parlamento lavori sulle misure alternative”. La Guardasigilli: “Riprenderanno i colloqui in presenza”. L’angoscia della pandemia che ha attraversato e sconvolto anche le carceri italiane è alle spalle. Ma il sovraffollamento “torna a destare preoccupazione, e ne siamo consapevoli”, dice la ministra della Giustizia Marta Cartabia.

Che annuncia però la prossima ripresa dei colloqui in presenza per i detenuti. Il presidente della Camera Roberto Fico insite sulle misure alternative. E Mauro Palma, il Garante nazionale dei detenuti, tiene la sua relazione annuale e riparte da quel caos che aveva paragonato l’anno scorso, in pieno Covid, “alla sfera che improvvisamente piombava in una sala di prove di orchestra in un noto film di Fellini”.

Le carceri riducono sensibilmente “i loro ospiti”, come li chiama Palma, da 60.971 dell’inizio 2020 si arriva ai 53.329 di un anno dopo. Anche se proprio i numeri già aumentano, 53.661 detenuti al 7 giugno, a fronte di 50.781 posti sulla carta che poi effettivamente diventano 47.445. Un sovraffollamento che ovviamente preoccupa.

Come ha preoccupato il numero dei morti per via del Covid, 15 detenuti e 13 agenti di polizia penitenziaria. Ma non è dei soli numeri che Palma vuole parlare, ma del fatto che il carcere “non è un luogo ‘altro’, perché ci appartiene, e quei muri e quei cancelli indicano soltanto una separazione temporale dovuta a esigenze di tipo diverso, che possono aver determinato la restrizione della libertà”. Ma, dice subito il Garante, “mai devono costituire una separazione sociale e concettuale e diminuire il riconoscimento della specifica vulnerabilità che li abita”. A dirlo è la Costituzione. Nella quale si può leggere anche “l’assolutezza del diritto alla tutela della dignità di ogni persona, quantunque ristretta, e della sua intangibilità fisica e psichica”.

I numeri in carcere – Il calo dei detenuti, secondo Palma, “è ovviamente dipeso dai minori ingressi dalla libertà nel periodo di chiusura sociale per il rischio di contagio e dal maggiore ricorso alla detenzione domiciliare”. Un merito che comunque va ascritto più alla magistratura di sorveglianza “piuttosto che all’efficacia dei timidi provvedimenti governativi adottati”.

Palma sottolinea che “un terzo delle persone detenute dovranno rimanere in carcere per meno di tre anni. E ben 1.212 sono i condannati a una pena inferiore a un anno”. Rieducazione? Un’illusione, perché proprio i numeri, secondo Palma, danno “un’immagine plastica della fragilità sociale che connota gran parte della popolazione detenuta, dove coloro che non accedono a misure che il nostro ordinamento prevede spesso sono privi di una fissa dimora”. E qui il Garante apre il capitolo dei suicidi in carcere, 62 nel 2020, 55 nel 2019, a cui vanno aggiunti i sei tra il personale di polizia penitenziaria.

Richiamo di Fico alle Camere – Il presidente della Camera Roberto Fico gli dà man forte quando dice di essere convinto che siano necessarie “soluzioni strutturali al problema del sovraffollamento carcerario che attualmente si configura per i detenuti come una pena aggiuntiva rispetto a quella cui sono stati condannati”. Secondo Fico è indispensabile che “il Parlamento valuti con attenzione interventi legislativi che consentano la riduzione della popolazione carceraria, favorendo in particolare il ricorso a misure alternative”. Ma è altresì “assicurare la possibilità di svolgere in carcere le attività finalizzate al recupero e al reinserimento sociale del condannato, imposte dal valore rieducativo previsto dalla Costituzione”.

Le raccomandazioni di Cartabia – Dalla ministra della Giustizia, innanzitutto, parole di stima per il lavoro del Garante, “una vedetta che punta il suo sguardo lontano e aiuta a far emergere preventivamente i problemi che insorgono nel carcere, problemi individuali e problemi generali, problemi di una singola realtà o di tutta la galassia del carcere”. Un dialogo che, dice Cartabia, “è di grande aiuto e supporto per intercettare per tempo le esigenze che emergono e individuare, tra i molti bisogni, le priorità”. Cartabia torna alla pandemia e ai suoi effetti sul carcere, “un luogo di comunità, dove le condizioni di vita di uno si ripercuotono su quelle di tutti, e viceversa”. La ministra fotografa la realtà del carcere in tempi di Covid, dove “le paure, le ansie per il contagio e le privazioni dalle relazioni significative sono state vissute ancor più intensamente, più drammaticamente, che nel resto della società. L’isolamento e il distacco dai famigliari e dalle persone care si è fatto quasi insostenibile”.

Palma, i diritti costituzionali garantiti – Palma parla a lungo dei diritti costituzionali di chi è recluso. Come dimostrano le dure polemiche sulle decisioni della Consulta sull’ergastolo ostativo e sulla liberazione condizionale. Quest’ultima, per la cronaca, è stata data a un solo ergastolano, “ovviamente non ostativo” precisa Palma, nel 2019, a quattro nel 2020, a nessuno nel 2021. Numeri risibili, quindi. Tenendo conto che in Italia oggi ci sono 1.801 ergastolani, di cui 1.259 ostativi. E Palma ribadisce che il tempo della detenzione non dev’essere solo un “tempo vuoto”, ma “da spendere” per far tornare il detenuto alla vita di fuori.

E questo vale anche per i migranti e per chi vive nelle Rems, cioè le altre realtà che il Garante Palma osserva per essere certo che anche lì i diritti vengano rispettati. Perché il migrante “ha il diritto a che tale privazione della libertà sia giustificata da una percorribile ipotesi di rimpatrio”. Analogamente “la persona ospitata in un servizio psichiatrico di diagnosi e cura, la quale è spesso di fatto privata della libertà, ha diritto a vedere inserita questa sua peculiare situazione nel contesto di un piano trattamentale che sia effettivamente orientato al massimo recupero dell’autodeterminazione”.

Contro la logica del “buttare la chiave” – Palma, come ha già fatto tante volte da quando ricopre il ruolo di Garante, mette in guarda da un sentire diffuso, “il residuo popolare di desiderio di vendetta che ragiona come se ogni pena detentiva possa essere illimitata nel tempo, senza porsi il problema del domani e del fuori, ipotizzando una perpetuità dell’oggi e del dentro”. E fa un esempio: “Non posso tacere la drammaticità e la responsabilità di tutti noi relativamente al suicidio recente di un giovane straniero irregolare che, oggetto di violenta aggressione per strada, avvenuta forse proprio a causa della sua specifica fragilità, ha trovato nella risposta nostra, istituzionale, solo l’accento sulla sua posizione irregolare e il destino di una privazione della libertà, in un confinamento in un centro per il rimpatrio”.

I suggerimenti al governo – Non a caso, Palma parte dalle parole usate nelle norme. E fa due esempi, quando si parla di “locale idoneo” dove una persona può essere trattenuta, o attenuazioni quale “ove possibile” nel riferirsi “alla garanzia di condizioni materiali di detenzione rispettose della dignità personale vorremmo appartenessero al passato”. Se le leggi sono scritte così, è evidente che poi i diritti vanno a farsi benedire.

Da Palma arrivano suggerimenti al governo per detenuti e migranti. Innanzitutto la richiesta di “una norma non timorosa che effettivamente risponda allo spirito e alla lettera della pronuncia della Corte costituzionale rispetto all’ostatività per il fine pena mai”.

Per la salute mentale di persone che hanno commesso reati, “il pieno riconoscimento anche nel codice penale di pari possibilità per l’infermità fisica e per quella psichica, unite a un concetto di presa in carico di tali persone che non neghi quanto il dibattito in ambito psichiatrico ha positivamente prodotto nel nostro Paese”. Per i migranti, “il necessario riconoscimento del loro percorso di vita, di studi, di appartenenza al nostro Paese, che diminuisca la frammentarietà del loro sentirsi parte alla nostra comunità nazionale”.

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