Il monito di Zanon: sull’ergastolo basta inseguire la logica del consenso

di Viviana Lanza, Il Riformista, 15 maggio 2021

Parla il giudice costituzionale. Sull’ergastolo ostativo il Parlamento avrà una sfida enorme da raccogliere. Parola di Nicolò Zanon, giudice della Corte Costituzionale e redattore della motivazione dell’ordinanza con cui la Consulta ha dato un anno di tempo al Parlamento per rivedere le norma sulla possibilità di concedere la liberazione condizionale ai mafiosi che non collaborano utilmente con la giustizia.

Zanon ha tenuto ieri una lectio magistralis al seminario interdipartimentale organizzato dalle professoresse Clelia Iasevoli, del Dipartimento di Giurisprudenza, e Marella Santangelo, del Dipartimento di Architettura, dell’università Federico II di Napoli.

Il seminario affronta temi come lo spazio all’interno del carcere e l’accesso ai benefici nei percorsi di risocializzazione dei detenuti. E proprio in materia di benefici ed ergastolo ostativo, il termine che la Consulta ha dato al Parlamento per una decisione che potrebbe segnare un cambiamento culturale scadrà il 10 maggio 2022.

“In questo anno, però, con tutte le emergenze che ci sono, questo sarà un tema molto difficile da trattare – commenta Zanon rispondendo alle domande gli studenti – C’è un problema di consapevolezza e volontà politica”. “Sono andato a rivedere i dibattiti parlamentari subito dopo la strage di Capaci – racconta – quando si decise questa cosa terribile del 41 bis con la mancata collaborazione ostativa.

Erano dibattiti di estrema intelligenza; chi vi partecipò sapeva perfettamente che si stava facendo una cosa pesante, c’era piena consapevolezza dei principi costituzionali che erano in gioco, fu fatta una valutazione molto lucida. Si vede che fu una sentenza di compromesso ma di una lucidità enorme, perché c’erano persone di grande profilo. Noi – aggiunge Zanon – al Parlamento chiederemo di avere consapevolezza della portata della sfida, di fare uno sforzo di comprensione alta delle questioni che sono in gioco e abbandonare per un attimo la logica del consenso al minuto”. La politica saprà cogliere questa sfida? L’interrogativo resta aperto.

“La Consulta – spiega l’avvocato Anna Maria Ziccardi, presidente del Carcere Possibile, la Onlus della Camera penale di Napoli che si occupa della tutela dei diritti dei detenuti – sancisce l’incostituzionalità dell’attuale sistema, che non può quindi permanere. Riconosce che la collaborazione non è sempre scelta libera e non può essere considerata l’unica strada a disposizione del condannato per dimostrare la rottura dei legami criminali”.

“La Corte – aggiunge l’avvocato Sabina Coppola, componente del direttivo del Carcere Possibile – ha riconosciuto all’istituto della liberazione condizionale il ruolo di “fattore di riequilibrio tra il corredo genetico dell’ergastolo (il suo essere una pena senza fi ne) da una parte e l’obiettivo costituzionale della risocializzazione di ogni condannato dall’altra”, rendendo di fatto l’accesso alla liberazione condizionale indispensabile per la tenuta costituzionale della norma”.

Resta però lo scetticismo. “La prova circa l’impossibilità futura del ripristino dei rapporti criminali è prova francamente diabolica”, afferma l’avvocato Elena Cimmino, vice presidente del Carcere Possibile. Posto che secondo i giudici risulterebbe incongruo parificare l’ergastolano collaborante con quello non collaborante, “spetta al Legislatore (perché è affare di politica criminale) stabilire condizioni diverse e distintive perché un non collaborante (su cui in ogni caso grava la presunzione di pericolosità) possa chiedere la liberazione condizionale” conclude l’avvocato Cimmino.

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