Garantisti, se esistete difendete Battisti

di Luigi Manconi, Il Riformista, 22 giugno 2021

Gli ultimi 8 mesi sono stati trascorsi dal detenuto senza che mai potesse godere dell’esposizione della luce solare diretta. Una situazione che può portare a uno stato di deprivazione sensoriale. Qual è la ragione? L’unica spiegazione è quella di rendere maggiormente afflittiva la sua pena.

Quale è la ragione del “regime speciale” al quale si trova sottoposto Cesare Battisti? Dal momento che dal detenuto non si attendono ulteriori informazioni relative a reati commessi da lui stesso o da altri (e sarebbe comunque una misura illecita), l’unica spiegazione di questo trattamento risiede nella volontà di rendere maggiormente afflittiva la sua pena.

Ma questo è, né più né meno, che illegale. E costituisce, se vogliamo, un vero e proprio oltraggio al garantismo e la sua totale negazione. Proprio perché il garantismo è un assoluto, vale sempre e comunque, si applica agli amici e agli avversari e, ancor prima, agli innocenti e ai colpevoli. E si applica anche agli autori dei crimini più efferati e a quelli maggiormente riprovevoli. l’adesione della Lega all’iniziativa referendaria promossa dal Partito Radicale Nonviolento Transnazionale e Transpartito ha diffuso nell’aria un certo clima mondano, cosi riassumibile: “dopotutto, signora mia, siamo tutti un po’ garantisti”.

Provvidenzialmente sono i fatti, duri come pietre, a sottoporre a verifica quell’autocertificazione garantistica, costituendo altrettanti ineludibili test di verità. Uno di questi ha la voce, senza dubbio sgradevole per tantissimi, di Cesare Battisti. Nel gennaio del 2019, Battisti venne estradato in Italia e ristretto nel carcere di massima sicurezza di Oristano, scontando qui i sei mesi di isolamento previsti come pena accessoria della condanna all’ergastolo. Successivamente, il trasferimento al carcere di Rossano Calabro, dove si sarebbe rinnovato e perpetuato fino a oggi un regime de facto di isolamento, trovandosi Battisti all’interno di una sezione interamente popolata da presunti terroristi islamisti (finora ne hanno scritto solo, se non sbaglio, Giulia Merlo sul Domani e Mattia Feltri su La Stampa, oltre a questo giornale).

Le condizioni dell’istituto di pena calabrese sono pessime: “L’AS2 di Rossano è una tomba, lo sanno tutti – scrive in una lettera lo stesso Battisti – è l’unico reparto sprovvisto persino di mattonelle e servizi igienici decenti, dove nessun operatore sociale mette piede”. E gli ultimi otto mesi sono stati trascorsi dal detenuto senza che mai potesse godere “dell’esposizione alla luce solare diretta”. Nella stessa lettera Battisti anticipava l’intenzione di attuare lo sciopero della fame, poi iniziato il 2 giugno scorso, come atto di protesta, contro quello che considera un “isolamento abusivo, senza alcun contatto con altri detenuti”.

È una situazione, la sua, che può portare a uno stato di “deprivazione sensoriale”, che la giurisprudenza della Corte Europea dei Diritti Umani ha definito, in più di mia sentenza, come trattamento inumano e degradante e, in determinate circostanze, vera e propria tortura. Infatti, una condizione di prolungato isolamento totale può portare un individuo alla perdita o alla riduzione della capacità di percepire uno o più sensi. E questa la ragione per la quale misure come l’isolamento devono avere sempre una durata temporanea circoscritta e prevedibile.

E il loro eventuale prolungamento deve essere tassativamente motivato in maniera circostanziata e per cause eccezionali. Quale è, oggi, la ragione di questo “regime speciale” al quale si trova sottoposto Cesare Battisti? Dal momento che dal detenuto non si attendono ulteriori informazioni relative a reati commessi da lui stesso o da altri (e sarebbe comunque una misura illecita), l’unica spiegazione di questo trattamento risiede nella volontà di rendere maggiormente afflittiva la sua pena. Ma questo è, né più né meno, che illegale. E costituisce, se vogliamo, un vero e proprio oltraggio al garantiamo e la sua totale negazione. Proprio perché il garantismo è un assoluto, vale sempre e comunque, si applica agli amici e agli avversari e, ancor prima, agli innocenti e ai colpevoli. E si applica anche agli autori dei crimini più efferati e a quelli maggiormente riprovevoli: proprio perché si afferma, così, la superiorità giuridica e morale dello Stato e delle sue leggi, rispetto ai propri nemici. Mi auguro, di conseguenza, che il segretario della Lega, Matteo Salvini, che da Ministro dell’Interno gioì per l’arresto del latitante, in una maniera che forse oggi vorrà giudicare incontinente, si dichiari favorevole all’applicazione di un regime ordinario per Battisti. Ma il discorso non riguarda solo lui, ho un ricordo particolare.

Quando dieci anni fa iniziammo a mobilitarci perché sulla morte di Stefano Cucchi si indagasse con la necessaria serietà, dell’intero schieramento di centro-destra si mobilitarono giusto tre persone: Melania Rizzoli, Renata Polverini e Flavia Perina. In questa circostanza, ci saranno almeno altrettanti esponenti del centro-destra e un ceno numero di parlamentari del centro-sinistra, tra i tanti che si autocertificano come garantisti, che vorranno dire qualcosa? Oppure Cesare Battisti è troppo brutto, sporco e cattivo per sollecitare la nostra attenzione?

Vengono in mente le parole di Friedrich Durrenmatt: “È antipatica e ciò equivale già a un sospetto, ma questo è un elemento soggettivo, signori miei, non criminologico: e non deve influenzare la nostra opinione”. (In La Promessa, Adelphi – Emons audiolibri, letto da Lino Musella).

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