di Cristiana Mangani, Il Messaggero, 11 aprile 2020
Il Lazio partirà il 19 aprile con le vaccinazioni in carcere, la Campania ha già cominciato qualche giorno fa. E altrettanto stanno facendo diverse Regioni d’Italia, dove i focolai da Covid stanno agitando il clima interno agli istituti di pena, con il rischio di sommosse e disordini.
Eppure le decisioni sono in netto contrasto con quanto stabilito dalla nuova direttiva firmata due sere fa dal commissario straordinario Francesco Figliuolo, che dispone una vaccinazione rigorosamente per fasce d’età e fragilità su tutto il territorio nazionale.
“È una decisione insindacabile – ha affermato il generale – fortemente voluta dal premier Draghi. È così, c’è poco da discutere”. Ma come si fa – hanno chiesto gli amministratori regionali – a vaccinare in un carcere secondo le fasce d’età? “Nella stessa cella ci possono essere persone che hanno 60 anni ma anche 35”, è stato il tema più discusso durante il Comitato operativo che si è svolto venerdì sera. Le regole, però, sono quelle, hanno chiarito ancora dalla struttura commissariale, e non c’è possibilità di deroga.
Il rischio è l’apertura di una indagine, con la possibilità di vedere arrivare nei palazzi della Regione i carabinieri del Nas, mandati a verificare se le dosi siano state somministrate secondo le disposizioni di Palazzo Chigi. La popolazione carceraria indicata come categoria prioritaria a metà marzo, sembra che non lo sia più, mentre restano in pole position per avere la loro immunizzazione, i detenuti ottantenni (sempre che ci siano) e, a scalare, quelli dai 70 ai 79, e dai 60 ai 69.
Almeno sulla carta, perché, poi, davanti alle emergenze di focolai incontrollati, come quello di Rebibbia femminile dove ci sono 70 positive (comprese sei agenti penitenziarie), o di Padova Due Palazzi dove ce ne sono 90, o ancora di Catanzaro con 70, i governatori stanno intervenendo autonomamente per vaccinare e bloccare la diffusione del virus.
“Il 19 aprile avremo la prima consegna di vaccini Johnson&- Johnson – ha annunciato l’assessore alla Salute della Regione Lazio. Alessio D’Amato. Si tratta di una consegna quantitativamente modesta: 18 mila dosi che andranno in prevalenza alle carceri per il personale che vi lavora e per i detenuti. Speriamo che dal prossimo mese di maggio potremo avere un ampliamento delle forniture”, ha aggiunto. Il Lazio ha già preso accordi con il Dap e con le Asl.
Si farà una vaccinazione collettiva in giornata, grazie anche alla possibilità di usufruire di Johnson & Johnson, che si somministra in un’unica dose. E l’operazione immunizzazione avverrà in contemporanea in tutte le carceri del Lazio, proprio per evitare che si possano creare malumori tra i detenuti. Stessa cosa è avvenuta in Campania, a cominciare dalle carceri di Salerno e Vallo della Lucania, nell’Istituto a custodia attenuata per tossicodipendenti di Eboli e nell’Istituto per minorenni di Nisida.
“Esprimo apprezzamento per l’avvio della campagna vaccinale nelle carceri salernitane (63 detenuti vaccinati) e nell’Istituto per minorenni dove sono stati vaccinati 15 giovani ospiti, alcuni agenti ed operatori penitenziari – ha commentato Samuele Ciambriello, garante campano delle persone private della libertà personale – L’attuale piano di vaccinazione contempla e prevede la vaccinazione della popolazione carceraria, nel suo insieme, la quale rientra nelle categorie prioritarie previste dal ministero della Salute. Vaccinarsi è un diritto dovere per tutti, una tutela per il diritto alla salute, un obbligo morale per i detenuti.
Logicamente è sempre una scelta volontaria”. In Italia i detenuti vaccinati per il momento sono 7.393 mentre i vaccinati tra il personale di polizia penitenziaria, amministrativo e operatori penitenziari, è di 17.566 (in Campania 1.982). Ci sono 871 detenuti contagiati dal Covid (6 in Campania), mentre sono 683 in Italia gli agenti di polizia penitenziaria contagiati (59 in Campania).
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