Beccaria è morto a Santa Maria

di Luigi Labruna, La Repubblica, 6 luglio 2021

C’è poco da girarci attorno. Le immagini riprese dalle telecamere di sorveglianza documentano che un anno fa, a séguito di proteste non violente dei detenuti causate dal Covid, nel carcere di Santa Maria Capua Vetere sono state perpetrate nei confronti dei detenuti, da decine di guardie carcerarie e da loro dirigenti, crudeltà vergognose. Sadismi scomposti. Abusi. Minacce di morte. Violenze, delle quali incoscientemente si vantavano in deliranti sms gli stessi torturatori ora indagati, in oltre settanta sospesi dal servizio e, a decine sottoposti a misure cautelari per una serie impressionante di reati.

Delinquenti ai quali – infangando l’onore dei tanti agenti che con quelle sozzure nulla hanno da spartire – è andata la solidarietà di loro rappresentanti sindacali, secondo cui quella che per i magistrati è stata “una mattanza” collettiva (le cui responsabilità individuali saranno, ovviamente, accertate con giusto processo) sarebbe stata un doveroso uso della forza. Necessaria per ricondurre all’ordine quei poveri cristi (sia pure non tutti stinchi di santo) che avevano protestato per un sistema carcerario che – a dire del garante dei detenuti del Comune di Napoli, Ioia – “fa schifo e non è rieducativo”.

Ed è questo il vero problema. Che disonora le nostre istituzioni e viola principi di civiltà affermatisi da secoli, a partire dalle riflessioni di Beccaria, e che sono sanciti nella nostra Costituzione. La quale – dopo aver affermato che “è punita ogni violenza fisica e morale sulle persone comunque sottoposte a restrizioni di libertà” (art 13) – prescrive che “le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato” (art. 27, 3° comma). O meglio, come sostiene ora Luigi Lombardi Vallauri, Crudeltà – vol. 11 della raffinata collana “La parola alle parole” di Ugo Leone (Doppiavoce ed.) – dovrebbe tendere “a promuovere il pieno sviluppo della persona del carcerato”, in attuazione del “principio supremo” per il quale è compito della Repubblica rimuovere “gli ostacoli che impediscono il pieno sviluppo della persona umana” (art. 3, 2° comma). Ma queste sono utopie, non solo normative. Svanite. Morte. Assieme a Beccaria, a Santa Maria.

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